Sito archeologico di Khor Rori
Nell’area di Khor Rori, situata nella parte meridionale del Sultanato dell’Oman nella regione del Dhofar, sorgeva l’antico porto di Sumhuram. L’insediamento risulta posizionato al centro delle rotte che mettevano in comunicazione il Mediterraneo e l’India ed ai margini di quella fascia pre–desertica in cui cresceva e cresce la più pregiata varietà di incenso.
La fondazione del porto risale al III secolo a.C., mentre verso il V secolo d.C. la città venne lentamente abbandonata forse per cause naturali, come il progressivo insabbiamento del porto.
Dal 1997 la Missione Italiana in Oman (IMTO) dell’Università di Pisa, diretta dalla Prof.ssa Alessandra Avanzini e dalla Dott.ssa Alexia Pavan, in collaborazione con il Ministero degli Affari Culturari del Sultanato dell’Oman, ha realizzato scavi attraverso i quali si è chiarita la struttura urbanistica del porto. Sumhuram è una città piccola in superficie (circa un ettaro), ma è contraddistinta da caratteri urbani come la divisione in quartieri, l’esistenza di installazioni produttive e di un tempio esterno, la presenza, in loco, di un emissario del re e – non ultimo – di una zecca, che, a dispetto delle sue piccole dimensioni, le attribuiscono una fisionomia complessa e sfaccettata.
Nel 2000 il sito di Khor Rori è stato inserito dall’UNESCO nella lista dei luoghi patrimonio dell’umanità.
ANALISI DEI MATERIALI UTILIZZATI PER LA RICOSTRUZIONE DEI MURI
Le murature sono composte da blocchi di pietra poggianti direttamente su un affioramento calcareo naturale (bedrock). Trattasi di murature a sacco particolarmente massicce costituite da coppie di pareti realizzate con pietre più o meno squadrate e malta di scarsa qualità distanziati tra loro e racchiudenti un nucleo costituito da materiale incoerente (schegge o scaglie di ridotta pezzatura e terreno o malta ormai degradata).
La malta, nelle pareti originali, è scarsamente presente poiche ormai erosa dai processi di degrado.
Per il restauro si utilizza una malta a base di calce e sabbia con l’aggiunta di coloranti per ottenere una miscela con tinte più simili possibili a quelle originarie.
Negli interventi strutturali, consistenti per lo più in rimozione e riposizionamento con consolidamento di intere aree di muratura, al fine di aumentare la solidità e la rigidezza delle pareti, si utilizza la malta che quindi, oltre che la funzione di riempimento dei vuoti e di impermeabilizzazione (funzione originaria) deve essere atta a svolgere funzione legante e di distribuzione delle pressioni.
MODALITA' OPERATIVE PER LA RICOSTRUZIONE DEI MURI
La maggior parte dei dissesti riscontrati si può imputare a fenomeni localizzati, che data la tipologia muraria e costitutiva dei muri (incoerenti e con pietre non squadrate) è di difficile prevedibilità.
Per ridurre le possibilità di dissesti sulle pareti sottoposte ad intervento di ricostruzione, oltre che sulla qualità dei materiali utilizzati si può operare esclusivamente sul sistema realizzativo. Sicuramente non può essere trascurato la modalità di movimentazione e messa in posizione delle pietre non squadrate, a volte del peso anche di 40/50 kg, che avviene a mano senza supporto di macchine; ciò non permette un lavoro di precisione e il risultato a volte non è assicurabile.
Per ovviare a spostamenti postumi dovuti a concentrazioni di pressioni interne, necessita scegliere accuratamente la pietra, e se opportuno livellarla lievemente nel lato inferiore, in modo che l’equilibrio sia buono senza l’ausilio della malta; solo dopo si procederà alla messa in posizione della pietra su rispettivo strato di malta. La malta infatti non è in grado di adempiere al ruolo fondamentale di elemento di equilibrio della parete, ma esclusivamente a quello di distribuire leggermente le pressioni di contatto in modo da renderle maggiormente uniformi. |